Sulle pendici di una delle colline delle Murge Salentine in agro di Specchia, nella Provincia di Lecce, a 165 metri sul livello del mare, sorge la “masseria di Cardigliano”, che con la sua estensione di 207.92.91 ha, per una superficie agraria utile di 195.179.00 ha, occupa una posizione equidistante dalle coste sabbiose del Mare Ionio, da quelle rocciose dell’Adriatico e dal capo di Santa Maria di Leuca, estrema punta sud-orientale d’Italia. La scoperta di una tomba ipogea nei pressi di Cardigliano fa supporre che il borgo fosse luogo di un insediamento umano già nell’età del bronzo, mentre il ritrovamento di altri reperti archeologici induce a ritenere che esso sia stato abitato intorno al 250-90 a.C. dai Messapi, antica popolazione di origine Illirica.

Bisogna però arrivare al 1452, con salto quindi di 1700 anni, per trovare il nome di Cardigliano menzionato in documenti aragonesi che lo dichiarano, a quella data, assieme ai territori circostanti, possesso dei Baroni Balsamo, i quali, stabilitisi a Specchia, arricchirono il paese di numerosi e pregevoli opere architettoniche, ma nulla fecero per il recupero del piccolo borgo, lasciando che divenisse un disorganico agglomerato di “pajare” utilizzate dai contadini durante la stagione estiva. I Balsamo risultano essere proprietari di Cardigliano fino alla metà del 1700, ma successivamente il loro nome scompare (forse per un trasferimento, o forse per la estinzione del loro casato) e l’intera zona la si ritrova in possesso degli Zunica, Duchi di Alessano. Ancora nel 1921 il territorio di Cardigliano risulta intestato a Giulia Zunica fu Antonio in Paternò; ma negli anni fra la prima guerra mondiale e l’avvento del fascismo viene acquistato da un ricco commerciante di Castrignano dei Greci, Giovanni Greco, sposato con Teresa Potenza di Alessano. Forte della sua stretta amicizia con il gallipolino Achille Storace, uno dei gerarchi fascisti più in vista, Giovanni Greco ottiene di poter trasformare Cardigliano in un’aziende agricolo-industriale per la lavorazione dei tabacchi levantini. Così, grazie a nuovi interventi di edificazione effettuati tra il 1920 ed il 1930 Cardigliano si trasforma in un vero villaggio.

In segno di gratitudine per l’importante opportunità concessagli dal potente amico, il proprietario del piccolo centro fa intitolare le due ville, appena costruite, una allo stesso Achille Storace e l’altra alla di lui moglie, donna Rachele. A Specchia, intanto, sia l’attuale via Matteotti sia la piazza del Mercato vengono intitolate all’importante gerarca, molto spesso ospite in zona. L’ultima opera edilizia realizzata nella nuova Cardigliano è infine la Chiesa, terminata nel 1929 ed elevata su una superficie di 260 mq.

L’edificazione della Chiesa, con la sua caratteristica facciata, ricorda, per alcuni aspetti, la basilica di San Marco a Venezia,completa di fatto la struttura urbana di Cardigliano, una struttura che sembra chiaramente voluta e ricercata, seppure, forse, non dichiaratamente progettata. Essa, rispondente ai canoni dell’epoca e guidata, quindi, dal rigore formale e da una non celata esigenza di rappresentatività, è infatti fortemente caratterizzata da una chiara impostazione planimetrica regolata da un preciso asse di simmetria. Questo, teso tra la chiesa e il grande blocco dei magazzini s sud, attraversa longitudinalmente un singolare giardino sopraelevato, segnato agli estremi da due grandi fontane che traguardano la visita del visitatore e rafforzano la rigida ma piacevolissima prospettiva dei due lunghi corpi edilizi laterali che, a destra e a sinistra del giardino, e da questo separati dall’ampia strada che ad anello lo circonda, accolgono glia alloggi degli operai da un lato, ed i magazzini e le stalle dall’altro.

Così il villaggio comincia a vivere un periodo di intensa autonomia:viene aperta una scuola elementare per i bambini che vi abitano stabilmente, c’è il forno, il frantoio, un piccolo spaccio di generi alimentari, il “dopolavoro”. Lentamente si raggiungono le cento unità di stanziali, mentre nelle ore lavorative, se ne possono contare anche seicento.

Nel 1943, con la caduta del fascismo, le effigie intitolate ai fasti del regime vengono abbattute e cancellate. Nel 1949 Giovanni Greco muore, ed i figli Gino, Antonio, Clemente, Virgilio e Antonietta decidono di far costruire a Cardigliano l’unica opera ancora mancante, il cimitero, in cui far riposare le spoglie del padre.

Negli anni ’70, però, il piccolo centro si spopola definitivamente in seguito ad un lento ma inesorabile processo di emigrazione, accresciuto anche dalla fine del monopolio dei tabacchi decretata in quel periodo.

Abbandonato a se stesso e occupato dapprima da una comune di hippies, Cardigliano diventerà successivamente punto di ritrovo e bivacco di vandali, che, spinti da un istinto distruttivo, arrecheranno gravissimi danni a molti dei suoi elementi architettonici, agli edifici e all’intera struttura.

Negli anni ’80 l’Amministrazione Comunale di Specchia, guidata dal sindaco On. Antonio Lia, avvia un lungo iter burocratico al termine del quale riesce ad acquistare il villaggio di Cardigliano ed i terreni circostanti ottenendo un finanziamento globale di £ 15.000.000.000 (ai sensi della Legge 01/03/1986, n° 64) finalizzato al recupero della struttura e alla successiva destinazione a centro agrituristico. Tale operazione si concretizza nella redazione di un progetto tecnico esecutivo (per un importo di 8.000.000.000 di lire per lavori a base d’appalto) approvato con delibera di Consiglio Comunale n° 125 del 28 settembre 1990.

Oggi la masseria di Cardigliano è recuperata, ristrutturata e rinnovata adeguatamente nel sua assetto architettonico ed urbano e nella funzionalità dei servizi, ed è stata affidata, mediante un concorso-appalto, in gestione ventennale. Ora è pronta a ricominciare a vivere, trasformata da luogo di faticoso lavoro a qualificato e gradevole centro di incontro e soggiorno che presto, in sintonia con il suo limpido paesaggio circostante, sarà alimentato da una fonte di energia pulita, fornita da un sistema eolico-fotovoltaico-solare (interamente finanziato dal Ministero dell’Ambiente come progetto pilota), primo passo di un processo di completa compatibilità ambientale dell’intero complesso agrituristico di Cardigliano.

(testo: arch.Salvatore e Antonio Baglivo)

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