LO SCHIACCIASOGNI

UNO SPETTACOLO CHE HA SAPUTO CONIUGARE SENSIBILITA’ E ARTE PER REGALARE AL PUBBLICO UN MOMENTO DI GRANDE PATHOS.

9 giugno 2019 – Chiesa ex Convento dei Francescani Neri – Specchia

Lo SchiacciaSogni spettacolo intenso e strutturato con intelligenza e poesia, ha saputo trasmettere l’essenza del dramma della violenza di genere con accuratezza ed efficacia sino a far percepire il dolore con un garbo capace di dare speranza. Il tema, forte e di attualità, è stato affrontato attraverso la recitazione, il canto e la musica, con essenzialità descrittiva e grande capacità comunicativa.

Lo SchiacciaSogni è stata una rappresentazione sotto il profilo scenico, recitativo e musicale esaltante, eppure si parlava di sofferenza e di morte. Nello spettacolo, caratterizzato da eventi che hanno segnato la vita e la morte di molte donne, si coglieva l’amore tradito e alcune volte ucciso dall’egoismo bieco che avvolge in spirali avviluppanti e soffocanti sino a imprigionare i sogni e togliere il respiro: si, togliere la vita.
L’Accademia d’Arte Thymòs di Vincenza De Rinaldis con espressività ha saputo trasmettere la disperazione di tutte le donne abusate e private della vita in nome dell’amore: dell’amore malato. Una storia interpretata magistralmente da Giustina De Iaco, regista e attrice dell’Associazione Teatro Dell’Argo, nel suo monologo coinvolgente che guardava ad una situazione trascorsa dove la donna si era fatta rubare tutto in nome dell’amore distruttivo.

L’attrice, vestita di bianco, come se avesse perso la gioia dei colori della vita, si è calata nelle donne senza futuro, identificandosi con loro e trasmettendo il dramma. Si muoveva in un palco, che si inoltrava fra il pubblico, compenetrandosi con le emozioni degli spettatori sospesi nell’attesa dell’evolversi della tragedia. Avvincente è stata l’interpretazione del giovane, senza camicia, Diego Petracca che ha saputo trasmettere l’emozione della scena unita all’importante messaggio del suo essere lì, con semplicità e puntualità, sempre all’altezza del personaggio raccontato.

Diego è stato poetico anche nel suo sdraiarsi sull’altare in un abbandono doloroso che denunciava la debolezza del maschio che, troppe volte, non sapendo affrontare le situazioni, diventa belva aggressiva e distruttiva. La splendida voce, unita ad una interpretazione magistrale, di Vincenza De Rinaldis si innalzava via via in un grido di sofferenza, moltiplicato dal coro, che narrava il dramma dell’amore perduto nei conflitti irrisolti e ingigantiti nelle incomprensioni sfociate, ormai, in prevaricazioni foriere di violenza e attacco a quelle donne sempre più sole e senza sogni.

La scenografia essenziale prevedeva l’epilogo doloroso ma non appigli di salvezza. La rete era tessuta e si era avviluppata per lasciare solo il canto che schiacciava i sogni e si elevava sempre più potente a raccontare l’angoscia di molte. Si, la magia della trasposizione volgeva alla fine con il coro che segnava l’elevarsi dell’intenso canto di Vincenza De Rinaldis.
Assistere allo spettacolo non è stato però solo questo perché via via emergeva l’arte e la gioia di donare le sensazioni attraverso l’armonia del concento di strumenti e voci sino a rendere la magia di una performance, costruita con intelligenza, capace di portare gli spettatori nel cuore del problema e a una riflessione profonda sull’argomento: sull’amore o più precisamente il possesso egoistico.

Fonte Notizia: Federica Murgia


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